Lunedì 5 novembre,
ciao a tutti. Ieri sera avevo
dimenticato di dare una notizia importante. Quando sono rientrato
all'ostello per la notte ho scoperto che stavano aspettando uno
svizzero...Rashid, che aveva bruciato tappe e km per chiudere
l'avventura il lunedì. Io stesso avevo immaginato di poterci
rivedere l'ultimo giorno e così è stato. Bella chiusura.
Questa mattina, prima della colazione,
gli ospitalieri ci hanno voluto dare il benvenuto (in ritardo per
motivi oggettivi) con la simbolica lavanda dei piedi, come la
Confraternita usa fare, preceduta da una preghiera al pellegrino
davvero bella. Poi, i saluti e la partenza, a piedi, verso
S.Pietro, per incontrare Goran e la sua ragazza.
Espletate le pratiche burocratiche in
Vaticano, ci hanno consegnato il testimonio e siamo stati
accompagnati a visitare la tomba di S.Pietro, luogo molto suggestivo
e ricco di storia.
A quel punto abbiamo concretizzato che
tutto si stava concludendo, un poco dispiaciuti e disorientati dalla
nuova situazione che si stava sviluppando ci siamo seduti ad un bar
per il caffè e sono cominciate le conversazioni e le valutazioni sui
progetti futuri. Il pensiero più grande, però, era come riuscire ad
affrontare, di nuovo, la realtà quotidiana, con i ritmi acquisiti
sul cammino senza farsi travolgere da ciò per cui avevamo deciso di
partire e affrontare l'esperienza.
Tra i giovani del gruppetto
circolavano dubbi sulla possibilità di mettere in pratica, nel
quotidiano, quanto di positivo avuto sul cammino, alternati al
racconto di esperienze passate e future oltre al pensiero comune su
come raggiungere l'affascinante meta di Gerusalemme.
Sia Rashid che Goran, prossimi
trentenni, mi sono reso conto che hanno una marcia in più e molte più
conoscenze di quando io avevo la loro età; a quel tempo, forse,
solo gli alternativi avevano viaggiato e conosciuto altri mondi e
culture, specie quelle orientali, con modi di spostarsi non proprio
usuali.
Oggi, sicuramente, queste nuove
generazioni incontrano un mondo più difficile ed incerto, ma proprio
certe esperienze gli possono permettere di affrontare la realtà con
una visione più aperta.
E' ora di andare, li lascio ai loro
progetti, staranno ancora qualche giorno a Roma e dintorni. Un
abbraccio, nella convinta speranza di potersi rivedere e parto, a
piedi, verso la Stazione Termini.
Il tempo corre e i treni partono, è
inutile indugiare oltre, per ora è finita, decido allora di salire
sul bus, ma passando davanti al Campidoglio vedo i pannelli di una
mostra organizzata dal'Opera Romana Pellegrinaggi sui ...Cammini. Non
ci penso due volte e salto giù. Entro, un allestimento ben fatto
per una visita non troppo lunga ma che mi permette di portare
l'attenzione sui dintorni di Roma che meriterebbero una visita
approfondita. Nuovi orizzonti e luoghi da visitare ma mi convinco, in
questo momento, di aver fatto la scelta giusta, ero indeciso se
trattenermi a Roma per qualche giorno e conoscerla meglio o tornare
subito a casa.
Ogni cosa ha bisogno del suo tempo, ora
non sarei nello spirito di fare il turista, per me l'esperienza si
chiude con il ricordo degli ultimi importanti incontri, delle n.s.
lunghe chiacchierate, delle interessanti osservazioni sulle
esperienze vissute, delle ultime preghiere ascoltate e lette,
dell'immagine, alla stazione Termini, della coppia di barboni che
bivaccava sul marciapiede in una condizione disumana. Due biciclette
cariche di ogni cosa e coperte da teli di plastica che fungevano
anche da capanna, l'uomo sdraiato a terra e la donna, anziana,
seduta con le gambe incrociate e lo sguardo nel nulla. Un'immagine
tristissima, di quelle che si vedono nelle mostre dei grandi
fotografi, io, però, non ce l'ho fatta a scattare, il rispetto per
la loro condizione ha prevalso sulla possibilità di documentare, ho
preferito lasciargli la busta dei viveri rimasti... perchè il
cammino deve continuare... per essere pellegrini per sempre.
Ora, infatti, comincia il bello e anche
il più difficile, ma proprio per questo ancora più entusiasmante.
Il cammino di Nikulas, poi, è diventato il mio cammino, ma anche il
cammino di tutti quelli che incontrandomi fisicamente o virtualmente,
hanno fatto una scelta, hanno dovuto o voluto prendere una decisione:
seguirmi, aiutarmi, sostenermi o, semplicemente, leggermi.
Anche una semplice lettura può far
nascere una riflessione che ci spinge ad affrontare cambiamenti, a
scegliere, a modificare il proprio cammino.
Quando sono partito avevo alcune idee
sul concetto di cammino. La mia esperienza, in tal senso, era stata
brevissima e di gruppo, ma abbastanza importante e significativa da
chiarirmi le idee. Sul cammino islandese ne ho avuto le conferme.
Tempo fa una cara amica era appena
tornata da un suo cammino in solitaria e mi aveva detto che era stato
molto bello: grandi paesaggi, bei monumenti, ma non aveva sentito
quell'atmosfera particolare che altri dicevano di aver trovato.
Un' altra donna invece, qualche mese
fa, scriveva di essere stata chiamata dal cammino e di aver vissuto
una incredibile esperienza. Era tornata a casa “disturbata” e
profondamente cambiata, la figlia non la riconosceva più, la donna
diceva di non sentire più il bisogno di possedere molti oggetti e di
non avere bisogno di mangiare troppo cibo. Era in uno stato di
felicità particolare e allo stesso tempo di preoccupazione, la paura
che, nella vita di tutti i giorni, non si potesse vivere nello
stesso modo come sul cammino, dove tutti fraternizzavano, si
aiutavano e si sostenevano nella fatica, dove tutti erano amici.
Chiedeva di essere aiutata a capire il “miracolo”.
Io ho sempre pensato e l'ho verificato
camminando da solo, che sul cammino si possono sentire ed incontrare
momenti ed emozioni particolari se si è partiti con lo spirito
aperto in questa direzione (ricordo Cristoph che, ad una mia domanda,
rispose che il pellegrino si riconosce per come si pone, per il suo
sguardo …), diversamente sarà stato un lungo viaggio più o meno
interessante, fatto di ambienti, paesaggi, di cultura ma
difficilmente di incontri e cambiamenti.
Penso, anche, che il cammino non si
possa definire un miracolo; è un passaggio importante della vita, in
qualche caso fondamentale, un'esperienza che può essere interpretata
e vissuta come un insieme di segni (io dico che è tutto un segno,
dal giorno che si sente di partire al momento che si comprende che
l'esperienza si è momentaneamente conclusa) se si è credenti
oppure un treno che passa e di cui si può capire che bisogna
salirvi, se non si crede.
Rimane, però, un'esperienza nostra ed
estremamente personale, in parte condizionata dal tipo di vita
condotta fino a quel momento e dalle vicende accadute. Non possiamo
immaginare di tornare a casa e trovare nella quotidianità,
quell'atmosfera che una situazione, un poco irreale, come il cammino, ci ha permesso di vivere. Sta a noi, con quello che si è provato, a
porsi diversamente di fronte a ciò che ci capiterà, gli altri
potranno essere sempre gli stessi, nel lavoro e in tutti gli altri
momenti: incontreremo, ancora, chi cercherà di imbrogliarci, di
raccontarci balle, di illuderci ma, anche, di affrontarci con la
solita generosità e disponibilità pur senza aver mai percorso un
cammino, senza aver fatto un passo su un sentiero.
Ora, quindi, viene il bello e il più
difficile, portare, nella vita di tutti i giorni, quello che si è
appreso, i messaggi ricevuti e dare agli altri tutto quello che
abbiamo ricevuto che, sono sicuro, è stato molto di più di quello
che abbiamo potuto dare.
Allora, solo così, per me, il Mio
cammino avrà avuto davvero un significato, oltre alla ricerca del
percorso. Il tempo impiegato, quello tolto alla famiglia, al lavoro e
tutti gli altri motivi avranno avuto un senso.
Anche se non sapevo cosa sarebbe,
veramente, diventato, ho sempre sostenuto e mi sono sempre battuto
perchè questa esperienza dovesse diventare un'opportunità per altri
e questa dovrà essere la prossima tappa, con tanti altri progetti e
tante altre persone... il cammino continua!
GRAZIE A TUTTI,
NINO
Grazie a te Nino di averci permesso di seguire il tuo cammino, giorno dopo giorno è divetato anche un po nostro.
RispondiEliminaAntonio da Novara
Grazie perchè, seppur virtualmente, è come aver attraversato mezza Europa.
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