mercoledì 26 settembre 2012

martedì 25 settembre,
ciao a tutti. Ore 6,30 sveglia, ore 7 messa con i cappuccini, ore 8 cappuccino con Albert e saluti ad un Signor Pellegrino canadese che se ne va a vendemmiare, io parto in direzione Pont S. Martin. Sulla guida di Aivf la tappa finisce a Pont.S.Martin con 33 km, su altre finisce a Verres con 21 km.
Avevo detto che il cammino, dal Colle del Gran S.Bernardo verso Roma, sarebbe stato diverso per tanti motivi e uno di questi era stata la necessità di variare la lunghezza delle tappe in funzione delle strutture logistiche, aspetto che, specialmente in Germania e in parte della Svizzera, era stato abbastanza snervante e costoso. In Italia questo problema non lo abbiamo, l'accoglienza è di vario tipo, per tutte le tasche e ben distribuita sul percorso, non c'è assolutamente bisogno di allungare né di tagliare via parti di Francigena, o almeno io non ne vedo il motivo. Sto facendo un cammino, ho messo in programma 5 mesi con i piedi sui sentieri, mi ritengo strafortunato di poter fare questa esperienza e allora perchè correre, perchè fare tappe, se non obbligato da situazioni particolari, di 33, 35 o 40 km come ho dovuto fare in passato. No, sono diventato allergico a questi numeri, mi si rizzano i capelli al solo pensiero. E' un modo di camminare che non sento mio, distante  dalle splendide tappe iniziali dell'Islanda, dove ci si muoveva per ore con mappe e bussole senza porsi una meta ben definita. Questa mattina, più ci pensavo e meno mi convinceva l'idea di arrivare a Pont. S. Martin, troppe cose da vedere, troppi km e alle 18, in questa stagione, già inizia ad imbrunire.
Su diverse guide la tappa di oggi è indicata come impegnativa, itinerario di montagna con centinaia di metri da salire e si consiglia la variante di valle che scorre via veloce e magari permette di coprire, nello stesso arco di tempo, i 33 km.
Ma i cammini, e così anche la Francigena, non sono trekking nella natura selvaggia ed incontaminata, dove il silenzio regna assoluto, dove si incontrano molti animali e i paesaggi sono quelli delle cartoline che spediamo agli amici; invece, a volte, si cammina sull'asfalto, si sentono i rumori delle auto e ci  si muove anche in luoghi meno famosi, fuori dalle rotte turistiche principali. E' la storia dei territori che attraversiamo il vero motivo trainante  che rende affascinanti questi percorsi. Oggi l'itinerario è iniziato dalla chiesa sopra Chatillon, si è addentrato nei boschi dove i Ru, colmi delle acque schiumose alimentate dalle piogge degli ultimi giorni, resistevano tenacemente, bellissimi i tratti di selciato ancora visibili, caratteristici i borghi con alcune case tipiche ben conservate, i torchi comuni ed i forni restaurati nelle piccole borgate di media montagna. Interessanti pannelli ben fatti, distribuiti lungo il percorso, spiegavano chiaramente la storia di queste aspre ed impervie montagne: la francigena, i castelli, i nobili, le vigne, la geologia, le abitudini di vita... questi gli argomenti, e quando sono arrivato sopra Montjovet, di fronte alla possibilità di scegliere tra scendere a valle  percorrendo la variante meno faticosa, a fianco dell'autostrada, con un rumore pazzesco che si sentiva a 300- 400 mt sopra il piano stradale, oppure salire di 350 mt e camminare su tratti della vecchia via romana e  vedere borghi e altro non ci ho pensato due volte. La fatica fatta è stata ripagata dall'ambiente attraversato e alcune varianti che ho deciso di percorrere mi hanno permesso di vedere altro e incontrare persone. L'arrivo a Verres dopo 23 km e la visita alla bella collegiata di S.Gilles che si trova sopra il centro abitato hanno concluso degnamente la giornata.
Se avessi seguito il consiglio di usare l' alternativa di fondovalle tutto ciò non ci sarebbe stato e sarebbe stato solo un cancellare un'altra tappa dal calendario, un altro traguardo raggiunto e altri km percorsi, (oltre alle orecchie che a fine giornata avrebbero continuato a vibrare) ma la differenza è quello che ci sta nel mezzo, che  da significato alla meta finale, e il modo in cui lo si vive, sennò altro che camminare lento e tanti altri bei concetti...
In fondo, è vero che dovrò arrivare a Roma ma è pur vero che quando tutto ciò sarà finito, non so quando ci potrà essere un'altra occasione dello stesso tipo e comunque non potrà essere uguale.















In questi giorni ho pensato molte volte alla faccia sorpresa e affascinata del buon Nico, la guardia carceraria francese conosciuta ad Aosta che avrei, davvero, voluto portare con me su questo cammino, che più di una volta, mi e ci ha detto che invidiava la possibilità che avevamo di andare in giro per il mondo e ...allora anche per lui e per tanti altri come lui è giusto vivere al meglio questa bellissima esperienza, senza  nessuna fretta, anzi oggi, che è la prima volta che ascolto un telegiornale italiano, a pensare a cosa stanno combinando i nostri politici  mi verrebbe voglia di tornare con i tedeschi e gli svizzeri...
Buonanotte, Nino